Quello che succede ora e non succederà domani, accadrà semplicemente dopodomani.
Alla me ed a tutti voi del futuro voglio solo accennare questa storia ora, mentre sta accadendo, ma ve la voglio raccontare come se fosse già un evento distante tra gli accadimenti segnanti dell’umanità.
La notte tra il 23 ed il 24 Febbraio 2022 la Russia ha ufficialmente dato il via libera alle sue truppe già schierate sui confini dello stato: questo movimento è stato supportato dal discorso del presidente Putin tramite una serie di giustificazioni quali “de-nazificare l’ucraina” “salvare gli innumerevoli russi oppressi dal governo ucraino” e “smilitarizzare il paese“. Il tutto è stato condito da un monito durissimo verso gli Stati esteri che avrebbero potuto muoversi contro la Russia: “chiunque ci intralci subirà gravi conseguenze”.
La domanda nasce spontanea: cosa ha portato a questo deterioramento dei rapporti diplomatici tra Mosca e Kiev? Cosa ha causato un’azione così terribile ed azzardata?
Potrei lanciarmi un decine di analisi articolate, potrei riportare visioni di ambedue le parti documentate dai filmati di propaganda russa comparati alla fuga di notizie sulla realtà delle situazioni extra territoriali che riguardano tutto questo grande dolore.
Ma la verità è che solo tra molto tempo, solo la Storia potrà dirci la verità perché la Storia, letta con metodo dagli Storici, è il grande quadro di cui noi osserviamo solo i dettagli da troppo vicino quando li viviamo nel nostro momento contemporaneo.

Ho iniziato a studiare russo quasi una decina di anni fa ma per la mia stupida incapacità di coltivare con costanza le belle cose della vita l’ho poi lasciato andare: la lingua tutt’oggi la leggo ma non la parlo, la mia grammatica farebbe ribrezzo fonico anche ad un cinese che parla portoghese e riuscire a seguire il parlato in maniera fluida mi rimane molto complicato. Al contrario della lingua inglese, della quale sono una discreta groupie, con il russo ancora stiamo flirtando. Oggi prendiamo un caffé, domani una cena, poi non ci vediamo per un bel po’ prima di mandargli un messaggio da ubriaca e chiedergli di sentirci ancora.
In questo contesto buffo devo ammettere di aver ripreso con voracità a seguire radio e testate giornalistiche indipendenti russe agli esordi del conflitto (i pochi che riescono a bilanciarsi senza sbilanciarsi verso la decapitazione Putiniana) ed i social aiutano moltissimo anche a comprendere il punto di vista della popolazione sovietica.
I russi non vogliono la guerra. E nemmeno il resto del mondo la vuole, ad eccezione di qualche sciacallo. Questo mi rimarrà per sempre stampato nella testa e la storia lo dimostrerà con vigore: il Governo ha scelto una direzione che non è quella voluta dal suo popolo. Questo non differisce da molte decisioni storiche prese dai vertici di tanti paesi, ma io vivo questa situazione oggi ed è nell’oggi che valuto questo enorme divario che porterà solo profonde crisi (Mondiali ma anche all’interno della stessa Russia, pensate a come può influire sul valore del rublo o come gli embarghi e le sanzioni possano danneggiare le classi di lavoro).
Non parlo del popolo Ucraino perché la mia posizione è più che chiara e nessun popolo merita di subire un’aggressione del genere: Siria, Myanmar e tanti, troppi altri paesi.
Quindi concludo questo post-it per la me stessa di domani, quando si sarà dimenticata l’orrore di questi momenti perché il tempo è gentiluomo e alcuni dolori li allevia pur lasciandoli sedimentare dentro le nostre profondità.
E lascio qui un articolo bellissimo sulla Guerra nell’Arte scritto da Luca Sperandio.
Qui sotto invece, agganciandomi a quell’articolo, una breve carrellata dei dipinti più famosi inerenti – e taluni inneggianti – a guerre e battaglie.








