È iniziato come i passi di uno spiritello pruriginoso sul lato destro della schiena, all’altezza della scapola, un percorso insopportabile e camminante fino al seno.
Non ci ho fatto caso fino allo sfinimento, ho pensato ad una semplice irritazione cutanea ed ho assecondato la mia proverbiale riluttanza per medici e medicine (nonostante la frequente necessità) ma il dolore si è fatto calzante e pulsante, mordendomi ossa e muscoli.
Non sono solita notare la spossatezza ma i brividi sì ed è allora che ho capito di avere il fuoco di Sant’Antonio; consulenza rapida con mia moglie, due foto, messaggio al medico di base ed eccomi il responso: prenditi l’aciclovir in compresse 4 volte al giorno fino ad esaurire la scatola.
Il dolore c’era ma ancora non avevo visto le stelle: dopodiché questo virus ha deciso di farsi riconoscere, si è messo il vestito del suo nome ed è divampato sui ciocchi di legno della mia spina dorsale. Un rogo signori, un rogo dall’interno del corpo.
Nel delirio del cercare di apparire più stoica del solito mi sono chiesta come questo passeggero fastidioso si sia manifestato in altre persone, negli anni: per è me un battesimo di fuoco (letteralmente) ma nei decenni, se non nei secoli, come lo avranno percepito le persone che lo hanno contratto senza conoscerne la natura?
Prevedibilmente non ho rintracciato numerose opere al riguardo ma si può tranquillamente osservare una piccola platea di dipinti e illustrazioni coinvolgenti malattie erpetiche, tra le quali la varicella, ma partiamo per gradi.
Il fuoco di Santantonio viene chiamato – a ragione – anche fiamme di Satana; la sua presenza è nota fin dall’antichità ma i primi scritti dettagliati e le conseguenti illustrazioni hanno preso forma solo nel 1700; inoltre wikipedia sostiene che:
è una malattia virale a carico della cute e delle terminazioni nervose, causata dal virus della varicella infantile (varicella-zoster virus […]
Il suo nome deriva da due parole greche, “serpente” e “cintura”, che descrivono in modo molto appropriato una malattia dolorosa, come un serpente di fuoco che si annida all’interno del corpo e che a volte ha strascichi lunghi e invalidanti. La malattia è caratterizzata da un’eruzione cutanea dolorosa con presenza di vescicole, solitamente limitata a un lato del corpo, spesso in una striscia
La storia del suo soprannome risale al medioevo grazie alle invocazioni di guarigione rivolte a Sant’Antonio Abate ma pare che si arrivasse a chiedere la grazia persino alla Madonna dato il dolore dell’infezione.
ILa storia ci restituisce un’opera su tutte facendoci risalire al “Trittico di Sant’Antonio” del pittore tedesco Matthias Grünewald nei primi del 1500: si tratta di una serie di ante, quattro per lo specifico, dove nell’ultimo quadro si osserva chiaramente una delle creature mostruose sofferente, ricoperto di eruzioni erpetiche. Questa serie appartiene al cosiddetto Altare degli Antoniti di Isenheim, un’opera destinata appunto all’altare della chiesa del monastero dedicato a sant’Antonio, dove esisteva anche un ospedale dedicato proprio alla cura dell’herpes zoster. Un estratto veloce di quanto vi sto riportando, con annesso excursus della malattia, lo si può rinvenire qui.

Questo veloce scorrimento dei primi risultati di google per scoprire di più su questa fastidiosa condizione mi hanno portata a chiedermi quante altre opere d’arte si fossero concentrate sulla rappresentazione dell’essere umano malato.
Naturalmente non sono la prima, né sarò l’ultima, a farmi questa domanda e posso dire che il web mette sempre in comunicazione i click curiosi delle persone sparse per il mondo: ho trovato perciò questi interessantissimi articoli:
Microbiologia Italia ha pubblicato il suo “Le malattie umane nelle opere d’arte” reperibile qui.
State of mind invece pubblica “Le malattie infettive attraverso le opere degli artisti” che concede un breve sguardo sulla parte letteraria dell’Arte, reperibile qui.
Centro Studi Gised propone una meravigliosa raccolta di opere ne “Arte e Dermatologia” che consiglio vivamente di guardare, reperibile qui.
Ok Salute e Benessere scrive un articolo attinente ma che viaggia su un binario parallelo con il suo “La medicina nelle opere d’Arte“, dove descrive come la malattia degli Artisti si sia riversata sulle opere formandone lo stile; reperibile qui.
Concludo con Artesplorando ed il suo “Breve storia della malattia mentale nell’Arte“: questo argomento merita un articolo a parte che presto o tardi appronterò. Intanto l’articolo è reperibile qui.