L’apertura dei cancelli digitali e l’approdo sulle isole social ha permesso al Mondo di accorciare le distanze, prevedibilmente, e di rendere fruibili bellezze impossibili.
Sono affezionatissima ai grandi miti della fotografia ma apprezzo le insorgenze artistiche delle generazioni più vicine alla mia.
La fotograda Olga Zavershinskaya è nata in Unione Sovietica nel 1986 e, ad oggi, vive in Repubblica Ceca: sotto lo pseudonimo di “Armene” utilizza il corpo femminile come maggiore espediente per strutturare geometrie precisissime nei suoi scenari fotografici.
In un breve articolo del 2015 ( leggibile qui ) si accenna all’erotismo e alla carnalità che emergono spontaneamente anche sotto la costrizione di barriere lineari che vengono create da elementi fisici ed elementi naturali come ombre e luci.
Trovo che nelle sue opere ci siano elementi ancora estremamente immaturi, un uso del colore che può decollare ma è ancora in fase di sperimentazione: tuttavia la serie “Paperwork”, quella che apprezzo maggiormente, si dimostra fatalmente attraente proprio per le perpendicolarità che si scontrano con la morbidezza della pelle umana.
Fin dove può spingersi nell’usare materiale che esalterà la dimensione sensuale, piuttosto che sessuale, del corpo?



















La potete trovare ovunque: Behance / Instagram / e ovviamente su armene.com