La notizia di due attiviste che gettano sugo di pomodoro contro un Van Gogh e, successivamente, si incollano alla parete, sta vibrando come il bastoncino falsato di un rabdomante vicino al mare.
Non starò a ripetere passo passo quello che è accaduto, poiché ci sono innumerevoli testate che si sono espresse più o meno didascalicamente sul fatto:
Exibart ne parla QUI
Il post ne parla QUI
InsideArt ne parla QUI
Il Giornale ne parla QUI
Art Tribune ne parla QUI
Il dibattito si è puntualmente spostato su un piano sociologico più rilevante rispetto al motivo della protesta: è lecito o meno cercare di distruggere un’opera d’Arte – ben tutelata – pur di far parlare della protesta?
Diversi post non riportano il dato sulla salvaguardia del quadro cioè far sapere che moltissime opere sono protette in teche o da vetri e plexiglass indistruttibili: questo sembra quasi depenalizzare quello che ritengo sia comunque un reato perché il soggetto da distruggere è rimasto illeso e certamente le attiviste ne conoscevano la condizione.
Quindi se le ragazze erano consapevoli di non rovinare un quadro di quell’importanza il loro gesto può essere alleggerito dal punto di vista legale per mantenere il messaggio che volevano veicolare?
Ognuno ha una sua idea in merito ma certamente questo gesto non è il primo né sarà l’ultimo di una lunga lista di attacchi ad opere d’Arte di rilevanza mondiale; prendiamo in esempio la Gioconda: ha subito attacchi di ogni genere, lanci di sassi, acidi, caffè e persino una torta.
I moventi ecologico ambientalisti sono quelli che vanno per la maggiore, ma spesso vediamo anche squilibri mentali alla base di un brutale attacco verso l’Arte: un bellissimo approfondimento al riguardo lo troviamo QUI.
Nemmeno la Pietà di Michelangelo è stata graziata da questo impeto distruttivo, protagonista della famigerata aggressione del 1972 da parte di László Tóth (approfondimento QUI).
La mattina del 21 maggio 1972, domenica di Pentecoste, il geologo ungherese László Tóth entrò nella Basilica di San Pietro e si avventò contro la Pietà di Michelangelo, colpendola ripetutamente e danneggiandola. Era convinto di essere il Cristo reincarnato.
Non tutti gli atti che coinvolgono opere d’Arte esistenti finiscono per danneggiarle: spesso gli artisti contemporanei prendono in ostaggio le meraviglie del passato per interagire con il loro significato e darne uno nuovo; anche questo concetto è discutibile, ma certamente provoca numerose e nuove reazioni, sia di conforto che di protesta: un riferimento su tutti è quello di Graziano Cecchini che, in due momenti distinti, ha gettato colorante rosso nell’acqua della Fontana di Trevi e che successivamente ha sommerso Piazza di Spagna di palline colorate.

Potremmo discutere ore sui significati di questi gesti, ma l’interrogativo più grande rimane sempre lo stesso: è lecito distruggere o tentare di farlo? Qualora un atto di distruzione andasse a buon fine cosa succederebbe? Quanto di prezioso, l’umanità, perderebbe?
Finestre sull’Arte ha stilato un articolo notevole su alcuni beni inestimabili andati perduti o parzialmente danneggiati (lo trovate QUI ): leggendolo non si può fare a meno di sentire che anche una parte di noi lentamente è svanita insieme a loro.
Infondo Arte e Umanità sono la stessa cosa, l’una lo specchio dell’altra.