Riguardo me

Le domande alle quali non voglio rispondere.

Prima di tutto non sono laureata.

Mi sembra giusto sottolinearlo vivendo in una società ossessionata dalle parole “triennale”, “Esami”, “tirocinio” “tesi”. Ho una formazione artistica basica, da diploma. Qualche libro letto. Equilibrio mentale stabilizzato dai farmaci.

Guardo il mondo Magico senza pregiudizi, sono forte della mia ignoranza di base e grazie a lei posso approcciarmi a ogni tipo di Artista con la curiosità di una bambina: i rudimenti della Scuola d’Arte mi hanno dato una bussola che non so come orientare, so a cosa serve ma non so dove andare perciò vado dappertutto. E guardo tutto.

Ogni visita mi dà qualcosa in più, un nome da approfondire, uno stile da riguardare, una curiosità per la quale sorridere e probabilmente questo è quello che non mi fa stancare di un percorso così complesso e – a tratti – scoraggiante.


Dislavoro come serigrafa.

Non posso più definirmi una lavoratrice incallita come nei miei ruggenti primi trent’anni ma certo posso mantenere la spilla appuntata al petto di Serigrafa.
Da ben 3 generazioni ormai, porto avanti questa tradizioni con indefinibile entusiasmo e continuo a combattere contro tutti quelli che non capendo il suono di questa parola mi chiamano “tipografa”.

Colleghi tipografi, non me ne vogliate.


Non esistono confini nelle ventiquattrore

Tra lavorare in azienda e lavorare per il mio percorso artistico, tra condurre progetti di stampa nuovi nella moda, nel design, e approfondire l’indagine tramite materiali a me familiari, non vi sono ore specificatamente dedicate.
Anche la scrittura si accoda come un cagnolino randagio che trova simpatico chiunque passi per il marciapiede, con pezzettini di carta e appunti sul telefono che poi cerco, con molta fatica, di rimettere in fila per ricordarmi cosa diavolo volevo dire in quell’esatto momento di illuminazione.