L’arte inquieta

“140 opere di grandi interpreti dell’arte del ‘900 e dell’oggi – da Paul Klee, Max Ernst, Alberto Giacometti, Jean Dubuffet a Hans Hartung e Anselm Kiefer, da Antonio Ligabue, Pietro Ghizzardi, Cesare Zavattini a Maria Lai, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Carla Accardi – per indagare, come prima mai fatto, “l’Arte Inquieta”

Reggio Emilia è una città che si dà da fare ed io sono palesemente di parte già nella diatriba “Stazione di Calatrava genialata/non si può guardare”, ma questo meriterebbe un post a parte con tutta la critica ignorante sull’Architettura delle Grandi Opere.

Dicevo, a Palazzo Magnani sono state domiciliate alcune opere di minore rilevanza (nei percorsi più blasonati dai Curatori) ma di grandissimo effetto di tanti artisti e artiste del ‘900 e di oggi: per partire subito con i fuochi d’artificio viene messo lì, in ingresso, e con un incomprensibile divieto alla fotografia da parte della Fondazione, un Giacometti.

Di facile conquista è il senso della mostra imbastita da Giorgio Bedoni, Johann Feilacher e Claudio Spadoni che ovviamente richiama l’urgenza comunicativa, narrativa, esplorativa di alcune condizioni umane che si trastullano dalla patologia alla semplice osservazione della realtà trasversale: le sale sono divise per tematica e le opere accostate per affinità (azzeccata).

Mi sono goduta profondamente le differenze stilistiche che hanno sottolineato candidamente il più semplice degli assunti: ho bisogno di dire qualcosa e cerco gli strumenti più prossimi, o più soddisfacenti, o più immediati che mi rechino il sollievo di aver finalmente vomitato proprio tutto quello che volevo dire ma non avevo vocabolari adatti per farlo. Questo messaggio verrà compreso? Verrà frainteso? Non è importante: che sia la tessitura di migliaia di figure, l’Autoritratto della pazzia, l’arte Brut in generale – e non solo – si danno un gran da fare in questo senso.

Altro tocco di classe è la resa di questa esposizione come ciliegina sulla torta di un ben più nutrito progetto cittadino di iniziative culturali chiamate proprio “identità Inquieta”: 6 mesi di riflessioni eterogenee sull’identità, sulla soggettività e la collettività da parte della città e dei suoi conviventi.

Unica pecca, ma davvero unica, è che me la sono bevuta troppo velocemente: i 140 pezzi esposti potevano raccontare tanto di più, ci sarebbero potuti essere centinaia di percorsi aggiuntivi e altrettanti artisti da esporre, magari anche meno noti. Piccina, uno shot di vodka dolcissima, ma l’ho amata tutta.

Qui la pagina dedicata da Palazzo Magnani.

Dove: Palazzo Magnani | Lungarno Gambacorti 9 – Pisa
Quando: 18 Nov 2022 – 12 Mar 2023

Orari:

Mercoledì e giovedì: 10-13 e 15-18
Venerdì, sabato, domenica e festivi: 10-19
Venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 Marzo: 10-21
Disposizione opere: 9
Illuminazione: 9
Tematica: 10
Prezzo: Intero € 12 / Ridotto € 10 
Tempo: 1h 

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